Elena Caproni (Vaccibiome TLS)
Il microbiota intestinale è costituito da trilioni di microrganismi, dai batteri, ai funghi, ai protozoi, che convivono con noi, nel nostro organismo, senza danneggiarlo.
Si tratta di oltre 400 specie differenti di microrganismi che non colonizzano solo il tratto digerente, ma anche la pelle, i capelli, la cavità orale, i polmoni, gli organi genitali femminili, le narici, la cavità oculare e il canale uditivo. Essi sono addirittura dieci volte più numerosi rispetto alle cellule del nostro organismo.
Breve storia del termine. Fino agli anni 2000, il microbiota intestinale veniva definito “Flora Batterica intestinale”, ma oggi la comunità scientifica è univoca nel sostenere che un sano microbiota intestinale è caratterizzato da una adeguata “biodiversità”, ovvero composto da una varietà di specie di microrganismi, che comprendono sia i “batteri buoni” (come per esempio i Bifidobatteri o i Lactobacilli, che sono benevoli per l’uomo), e sia i “batteri cattivi” (ad esempio Clostridium difficile).
Quando batteri “buoni” e batteri “cattivi” sono in equilibrio tra loro e con l’intestino che li ospita, si parla di Eubiosi; se però questo equilibrio viene alterato, si instaura uno stato di disordine chiamato Disbiosi. La Disbiosi non è solamente causa di malattie associate all’apparato digerente, ma è anche associata a diabete e obesità, dermatite, malattie cardiovascolari, neurologiche, psichiche ed oncologiche, solo per citarne alcune.
L’importanza del Microbiota per la nostra salute. Il Microbiota riveste un ruolo fondamentale per la salute dell’uomo, e ha inoltre molteplici funzioni. Innanzitutto, come è noto, favorisce la digestione degli alimenti: i batteri del microbiota aiutano la peristalsi intestinale, interagendo con le cellule nervose intestinali e favorendo il meccanismo di contrazione e rilassamento del colon durante la digestione.
Oltre a questo, il microbiota aiuta a eliminare le sostanze tossiche, protegge l’apparato cardiocircolatorio e contribuisce alla sintesi di vitamine essenziali come ad esempio l’acido folico, le vitamine del gruppo B e la vitamina K. Infine, i batteri del microbiota, interagendo in maniera molto stretta con le cellule del sistema immunitario, fungono da “guardiani” dell’organismo, impedendo la proliferazione dei microrganismi dannosi. Infatti, nell’intestino si trova il 70% delle cellule immunitarie che, interagendo con i batteri del microbiota, vengono continuamente stimolate e “aggiornate” in modo da tollerare la presenza dei microrganismi “alleati” e da attivarsi qualora venissero rilevati dei microrganismi dannosi.
L’impronta biologica. Il microbiota di ogni individuo è esclusivo e rappresenta, quindi, una vera e propria impronta biologica, o meglio ancora genetica, capace di contraddistinguerci gli uni dagli altri. Infatti, se con microbiota si intende la popolazione di microrganismi che colonizza un determinato ambiente del corpo umano, come ad esempio l’intestino, con il termine microbioma ci si riferisce al patrimonio genetico del microbiota, cioè a tutto il DNA e RNA dei microrganismi. Così come è stato decifrato il genoma degli esseri umani, oggi, con varie tecniche di sequenziamento, siamo in grado di decifrare anche il microbioma.
Il microbiota non rimane lo stesso durante la nostra vita, ma cambia e si evolve continuamente: nelle prime fasi di vita è costituito da pochi microrganismi, essenzialmente quelli ereditati dalla mamma con il parto, ma dopo la nascita iniziano i primi cambiamenti, che comportano una maggiore sensibilità verso gli agenti esterni, come l’alimentazione ed i farmaci, e la progressiva acquisizione dei Bifidobatteri, che sono in grado di digerire il latte, di sintetizzare vitamine importanti come il folato e di stimolare il sistema immunitario ancora immaturo.
Questi microrganismi danno inizio alla colonizzazione dell’intestino, e il microbioma intestinale inizia così a svilupparsi fino ai 2-3 anni di vita, epoca in cui inizia a ad assomigliare a quello di un adulto. Gli anziani hanno un ridotto numero di microrganismi contenuti nell’intestino, condizione che minaccia la preziosa “eubiosi”. Questa riduzione è spesso causata da cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita che sopraggiungono con l’avanzare dell’età: il calo di appetito, l’assunzione di farmaci e la riduzione dell’attività fisica.
Come mantenere sano il microbiota. Oltre che l’età, i fattori che influenzano il microbiota intestinale di un individuo sono il suo patrimonio genetico, il luogo in cui vive, l’alimentazione, lo stress, l’uso di farmaci, la scarsa attività fisica, le infezioni, le allergie, il fumo e l’alcol. Per queste ragioni, il modo migliore per mantenere un microbiota intestinale sano è seguire una dieta varia e bilanciata, ricca di frutta, verdura, fibre e cereali, con un moderato consumo di proteine animali. Tali abitudini aiutano anche a conservare la biodiversità del microbiota intestinale.
Occorre inoltre seguire uno stile di vita sano, facendo regolarmente attività fisica, e avere una buona qualità del sonno. È importante infine sottolineare come alcuni studi recenti nei modelli animali e nell’uomo abbiano fatto emergere un potenziale ruolo del microbiota intestinale nel modulare la risposta dell’ospite a terapie come l’uso di chemioterapici, la radioterapia e l’immunoterapia.
Sembra che specifici “Microbiomi” (ovvero specifici patrimoni genetici del microbiota) siano associati allo sviluppo di alcuni effetti collaterali causati dalle terapie oncologiche. Infatti, il 20% di tutti i tumori è associato alla disbiosi. Il tipo di microrganismi che compone il microbiota intestinale può inoltre influenzare lo sviluppo e la progressione di certi tipi di malattie oncologiche: questo significherebbe che manipolando la composizione genetica del microbiota si potrebbe modulare/migliorare la risposta a certe terapie oncologiche.
(FONTE ISTITUTO MARIO NEGRI https://www.marionegri.it/magazine/microbiota)