I laboratori sono delle vere e proprie fucine della scienza. Al loro interno, i ricercatori portano avanti esperimenti, misurazioni e progetti di ricerca grazie anche all’aiuto di numerosi strumenti, ciascuno dei quali ha delle funzioni specifiche. Dal più celebre microscopio al meno noto thermomixer, sono tutti fondamentali alla buona riuscita delle attività e al progresso della scienza.
La gestione delle sostanze: la vetreria. Gli oggetti con cui si entra maggiormente in contatto in un laboratorio sono fatti di vetro, e per questo motivo prendono il nome di “vetreria”. Il vetro usato per la loro realizzazione ha delle caratteristiche particolari, perché dev’essere in grado di resistere a diverse temperature o diversi livelli di acidità delle sostanze con cui entrano in contatto.
Tutti questi oggetti possono essere di dimensioni e forme diverse, e quasi sempre riportano delle “notazioni”, ovvero delle tacche che consentono ai ricercatori di misurare il volume del contenuto.
Fanno parte della vetreria beute e becher (che servono per creare delle soluzioni), ma anche i cilindri e le pipette sierologiche (che permettono di misurare il contenuto). Tutti questi strumenti sono lavabili e riutilizzabili, e per impedirne la contaminazione vengono sterilizzate in una lavastoviglie apposita.
Vedere l’infinitamente piccolo: il microscopio. Tra gli strumenti più comunemente usati dai ricercatori c’è il microscopio, che permette di ottenere immagini ingrandite al fine di osservare o fotografare di oggetti molto piccoli. È generalmente costituito da una o più lenti di ingrandimento e da un oculare (la lente più vicina all’occhio): l’immagine formata dall’obiettivo viene ulteriormente ingrandita dall’oculare, ed è per questo motivo che è possibile ottenere un rapporto di ingrandimento molto maggiore di quello ottenibile mediante un solo sistema ottico.
Misurare il peso: la bilancia analitica. A differenza delle bilance più conosciute, le bilance analitiche utilizzate in laboratorio sono dei dispositivi di misura a elevatissima precisione, il che le rende indispensabili in tutte quelle attività per cui è necessario ottenere dei risultati precisi. Infatti, la bilancia analitica ha una portata di circa 200g, e una sensibilità di 0,0001g.
Sterilizzare l’attrezzatura: l’autoclave. Indispensabile per ogni laboratorio, uno degli usi più comuni dell’autoclave è quella di disinfettare e sterilizzare tutte le attrezzature per liberarle da eventuali germi o batteri che potrebbero contaminare i materiali e portare a risultati sbagliati. Tuttavia, questo non è il suo unico impiego, nel campo della microbiologia, infatti, l’autoclave serve a identificare gli agenti patogeni e i germi, mentre nel settore alimentare è utilizzata per il controllo della qualità dei prodotti derivati dal latte.
Separare gli elementi: la centrifuga. Le centrifughe da laboratorio vengono utilizzate quotidianamente dai tecnici per lo svolgimento di tante attività, tra cui anche l’analisi del sangue. Questo particolare strumento è dotato di una forza centrifuga molto elevata che spinge un rotore dove vengono posizionate le provette. Una volta azionata, la centrifuga permette di separare due elementi di una soluzione con diversa forma, (liquida o solida), o diversa densità.
Utilizzare il calore: la piastra riscaldante. Le piastre riscaldanti sono spesso utilizzate per eseguire reazioni chimiche, riscaldare campioni e per numerose altre attività. La loro peculiarità risiede nel fatto che non producono fiamme libere e possono quindi essere impiegate in ambienti controllati. Tramite il loro impiego, è possibile garantire il mantenimento di una temperatura precisa, costante e uniforme.
Mescolare le sostanze: l’agitatore. Grazie al suo particolare movimento, l’agitatore da laboratorio viene utilizzato durante le analisi e gli esperimenti per mescolare, fluidificare o addensare in un’unica soluzione le miscele composte da due o più elementi. La sua velocità costante e i suoi sistemi di sicurezza rendono il prodotto finale perfettamente omogeneo.
Lavorare con le colture: l’incubatore. L’incubatore è uno strumento molto simile a un frigorifero che permette di garantire il mantenimento di condizioni ambientali ottimali per le colture microbiologiche e cellulari. Tramite un pannello apposito, è possibile selezionare la temperatura e il livello di umidità desiderati, che restano costanti e uniformi grazie all’impiego di un sistema di controllo che regola l’energia termica fornita.
Proteggere gli operatori e il laboratorio: le cappe biologiche.Durante il loro lavoro, gli scienziati utilizzano sostanze molto delicate che possono contaminare l’ambiente circostante. Tuttavia, per garantire la raccolta di dati puliti e sicuri, è necessario che nemmeno i batteri contenuti nell’aria possano entrare a contatto con quelle stesse sostanze: per rispondere a questa duplice necessità, i ricercatori utilizzano le cappe biologiche, delle vere e proprie “cabine” sterili che impediscono le contaminazioni grazie a dei filtri chiamati “HEPA” (High Efficiency Particulate Air filter). In base al grado di protezione della cappa, possono essere presenti uno o più filtri HEPA.
Sitografia:
https://www.artiglass.it/it/catalogo-prodotti/vetreria-da-laboratorio
https://www.fishersci.it/it/it/browse/90165061/analytical-balances
https://it.vwr.com/cms/fb_laboratory_autoclaves_and_accessories
https://www.treccani.it/vocabolario/centrifugazione/
https://jointlab.com/it/30-piastra-riscaldante-da-laboratorio
https://jointlab.com/it/11-agitatore-magnetico-velp-ika
https://jointlab.com/it/40-frigotermostato-e-incubatore
https://www.microbiologiaitalia.it/batteriologia/sicurezza-in-laboratorio-le-cappe-biologiche/